Nel mezzo di questo vivacissimo scambio culturale imperniato sul nulla, arriva un messaggio da un componente maschile.
Un cazzinchat. Giuro. Così, de botto e senza senso.
11 anni.
Non ho mai capito se fosse una foto presa da internet o altro.
I minuti successivi credo siano stati convulsi.
La madre interviene, chiede di essere inserita nel gruppo, da cui elimina il figlio, promettendo una punizione esemplare. La foto viene immediatamente cancellata, e lei avverte tutti di stare attenti a non divulgare dati personali nei vocali o nei video.
Le bambine più attive si sentono punte sul vivo, per cui seguono vocali del tipo “vabbè, ma è suo figlio che ha fatto questa cosa orribile, che vuole questa da noi?”, con la madre ancora presente nel gruppo.
Segue creazione di altri 3 gruppi:
uno senza la madre,
uno per spiegare cosa è successo a chi si era perso il dramma,
uno solo per le comunicazioni ufficiali di scuola.
Segue sondaggio per decidere se e quando reintegrare il compagno nel gruppo.
C’è chi esige scuse ufficiali e umiliazione pubblica, chi non ha ancora capito esattamente cosa sia successo ma lo chiede nel gruppo sbagliato e viene reindirizzato, chi vuole sapere se la prof di matematica vuole il quadernone ad anelli o il quaderno normale.
Seguono altri millemila miliardi di messaggi ma a quel punto scarico un bellissimo gioco altamente diseducativo a mio figlio, cosicché il processo di lobotomia possa compiersi almeno in silenzio.
Solo a me tutto questo sembra una copia tristemente identica alla società adulta online?
Mi vengono molte riflessioni, a questo proposito, ma le scriverò sulla chat delle mamme.